Rassegna stampa
ARCHI MAGAZINE - 28.08.21
IL NUOVO TRIO ITALIANO D'ARCHI ALL'AMIATA PIANO FESTIVAL
Se un Festival è ideato con lo spirito giusto, con quella vitalità di idee che può trarre ulteriore spinta dalla sollecitazione del momento, possono arrivare anche delle gradite sorprese. Accade così che all’Amiata Piano Festival - creato dal pianista Maurizio Baglini e dalla violoncellista Silvia Chiesa ormai più di quindici anni fa - il concerto che vede per la prima volta ospite della rassegna il Nuovo Trio Italiano d’Archi inizi, non finisca, con un fuori programma: «un brano di Mozart che ci è parso opportuno proporre perché si possa respirare un po’ di serenità in un momento difficile come quello che stiamo vivendo», dice lo stesso Baglini, riferendosi alle preoccupazioni indotte dalla pandemia e alla crisi in Afghanistan. E tutti insieme attaccano, con spavalda brillantezza, il gioioso Rondò finale dal Quartetto in Sol Minore KV478 di Mozart. È l’inizio di una serata dal programma particolarmente denso, ma percorso con naturalezza e duttilità stilistica, fra gli autori e i linguaggi più differenti, dai tre musicisti del Nuovo Trio d’Archi (Alessandro Milani al violino, Luca Ranieri alla viola, Pierpaolo Toso al violoncello: tutte prime parti dell’Orchestra Sinfonica Nazionale Rai, e che in formazione cameristica suonano assieme dal 2004). Schubert, all’inizio, il Trio D471, ricreato con dialoghi paritetici, coesione, e un classicissimo senso formale. Boccherini, un Trio op.14 n.4 ben rifinito ma che avremmo voluto un po’ più fantasioso ed esuberante. E c’è anche uno sguardo sulla contemporaneità, con la prima esecuzione assoluta di MeMi, breve brano dagli indirizzi stilistici cangianti che Tiziano Citro ha di recente scritto appositamente per il Nuovo Trio Italiano d’Archi. Ma al centro del programma domina Beethoven, la Serenata in Re Maggiore op.8, scritta quando il compositore aveva da poco superato i venticinque anni e strizzava l’occhio alla piacevolezza svagata e ai toni brillanti che il gusto e la moda richiedevano nella Vienna del tempo. Cinque movimenti, che il Nuovo Trio Italiano d’Archi salda coerentemente, con sonorità essenziali e disciplinate, ma al contempo restituendone le singole peculiarità: c’è baldanza nella Marcia con cui attacca la Serenata, con gusto ed eleganza vengono sgranate le Variazioni che intessono l’ultimo tempo; e colpisce, nell’Adagio, la fusione di violino e viola sul morbido sostegno del violoncello, un unisono che si profila davvero come un suono unico, a modellare, cantandola, la melodia principale. La conclusione è affidata a Mahler, il Movimento di Quartetto con pianoforte da lui scritto a sedici anni, durante gli anni del Conservatorio a Vienna. Pagina iniziale di un mai completato Quartetto, sopravvissuta per puro caso, ma sorprendente perché unisce il desiderio di rispettare le forme classiche a un’invenzione nutrita di inquietudini (le stesse che saranno del Mahler più maturo), di turbamenti accarezzati da una struggente sensibilità decadente. E qui, a creare una corrispondenza simmetrica con l’inizio a sorpresa del concerto, rientra in scena Maurizio Baglini al pianoforte, e il Nuovo Trio Italiano d’Archi lo segue in una lettura dalle sonorità generose, e che ci arriva impetuosa e disperata. Il pubblico del Forum Bertarelli - la sede concertistica dell’Amiata Piano Festival circondata dai colli della Maremma toscana - reagisce giustamente con applausi festosi. E allora, ecco il bis: l’Andante cantabile dal Quartetto per pianoforte ed archi op.47 di Schumann. È una toccante Romanza, concepita secondo il principio del Tema con Variazioni: Baglini crea il giusto sottofondo, senza mai soverchiare il dialogo dei tre archi, un dialogo fatto di respiri comuni, essenzialità e, ancora una volta, elegante misura.
CorriereBit - 13.10.20
NUOVO TRIO ITALIANO D’ARCHI e Andrea Bacchetti per Serate Musicali
ll violinista ALESSANDRO MILANI, il violista LUCA RANIERI e il violoncellista PIERPAOLO TOSO formano il Nuovo Trio Italiano d'Archi, formazione cameristica di raffinate qualità musicali, già prime parti dell'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai. Nel concerto di ieri in Conservatorio, organizzato da Serate Musicali, si è aggiunto nel primo brano il noto pianista ligure Andrea Bacchetti per il Quartetto con pianoforte n. 1 in sol minore K 478 di W.A.Mozart.....!
.....il secondo lavoro proposto prevedeva il Trio d'archi in mi bem. maggiore op.3 di L.v.Beethoven, un lavoro particolarmente articolato, in ben sei movimenti, che ha evidenziato ancor più le qualità della formazione cameristica. Il brano giovanile del grande tedesco ha trovato momenti di intensa espressività, resa ottimamente dai tre strumentisti con un amalgama timbrico ben esternato. Di qualità l'esecuzione. Di avvincente fluidità il breve bis concesso con un Andantino dal quarto Trio d''Archi di Luigi Boccherini. Bravissimi. Applausi sostenuti. Da ricordare.
Fanfara Magazine- United States - 10.01.20
....."The New Trio Italiano d’Archi presents stylish, polished, highly appealing performances of these two substantial works. At no time do we feel that the medium leaves anything to be desired; on the contrary, the warm genial sound of the viola comes well into the foreground in a way that seldom occurs in a string quartet. The playing is lively—more vigorous than elegant—but that is what Beethoven more often than not requires...."
The Art Music Lounge - 15.08.19
TRIO ITALIANO D’ARCHI’S NEW BEETHOVEN CD
BEETHOVEN: String Trio in Eb. Serenade in D / Trio Italiano d’Archi / Brilliant Classics 95819
Those readers who already own this fine group’s recordings of these works on Deutsche Grammophon may assume that this is a reissue, but it is not. The DG recordings were made in 1999 and include all of Beethoven’s pieces for string trio. This new one was recorded just last year (2018). The differences between the two versions may seem small but are, in fact, quite noticeable. In addition to the far greater presence of this new Brilliant recording (aptly named!)—the trio almost seems to be playing right in your living room, the sound is so realistic—there is much more nuance in this new performance. The earlier recording was just as taut in the fast passages, and the tempi were quite similar, but in this new incarnation the trio introduces subtle but noticeable rubato, even in the Allegro first movement of the Trio in Eb, which adds considerable interest to the proceedings.
In both cases, however, I really like, and prefer, the brightness of the Italian string players to the richer but thicker sound of a real German trio playing this music. In neither recording does Trio Italiano d’Archi use straight tone, but rather the last, light vibrato indigenous to Italian (and some Russian) string players. This is historically correct, no matter what the acamademics (yes, I purposely misspelled that because I have little respect for them) will tell you.
As for the music, these are indeed, as advertised, two of Beethoven’s best early works. Despite their stylistic debt to Haydn and Mozart, they still have moments of surprise—in both the sudden harmonic changes and the pacing—that tells you it’s Beethoven, and these hold your interest. It also doesn’t hurt that Trio Italiano d’Archi plays these works as if they absolutely love every note and phrase. As good as the DG recordings were, these just sound, well, more “loving.” Their enthusiasm and good cheer comes through in every note and phrase. If they were a string quartet, I’d beg them to record all the Haydn quartets. They’re that good.
There are so many moments in these works where you hear the mature Beethoven, at least the mature Beethoven of the early symphonies and sonatas which came much later than these works. A prime example is the sixth and last movement of the Trio, which sounds exactly like it could have come from the period of the Second Symphony, or the first movement of the Serenade where he moves with lightning speed from major to minor and back again. It’s not that Haydn wouldn’t have thought of such a thing, but he would have prepared your ears a bit better, and his development would not have been as strong and compelling. And then there’s the almost celestial beauty of the “Adagio.” Haydn would have charmed you, but that’s about it. Beethoven transports you, and then changes things around halfway through, putting you in an entirely different musical space. Only Beethoven could pull off this sort of thing.
This is a wonderful CD in both performance and sound reproduction.
—© 2019 Lynn René Bayley
L'ARENA - 23.01.19
Nuovo Trio Italiano d’Archi, lezione di stile Ottima esecuzione di Boccherini
La stagione degli Amici della Musica è ripresa con il Nuovo Trio Italiano d’Archi, formazione che vede Alessandro Milani al violino, Luca Ranieri alla viola e Pierpaolo Toso al violoncello....
.....nella seconda parte il Divertimento KV 563 in Mi bemolle maggiore di Mozart.... ....si è trattato di una lezione di stile da parte della formazione, che ha nella leggerezza e precisione degli enunciati, e nel cantabile dei tre strumenti il punto di forza.
Da sottolineare l’ottima esecuzione anche di Boccherini in un brano poco noto che esalta le capacità di scrittura del musicista lucchese.
E su Mozart che dire? Un’interpretazione magistrale: soprattutto vogliamo ricordare la variazione conclusiva, dopo quella in minore, che è un vero gioiello di scrittura contrappuntistica.
L’esecuzione è stata talmente precisa che si sarebbe potuto scriverne le note sotto dettatura, senza nulla togliere all’immenso pensiero musicale che la sottende ed è stato veicolato con grazia e singolare eleganza. Successo convinto e replica di Boccherini.